Il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di misure per il lavoro. Aumenti fino a 100 euro in busta paga, taglio delle tasse e incentivi sui nuovi assunti.
Più soldi in busta paga, taglio delle tasse, incentivi per chi assume giovani e maggiore occupazione. Sono queste le direzioni principali verso cui si muovono i provvedimenti che hanno ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri, che si è riunito proprio l’1 maggio per dare un segnale agli italiani.
Il Cdm che si è svolto durante la Festa dei lavoratori non è solo un gesto simbolico: si tratta di una prova concreta e reale, visto che le risorse dedicate al lavoro andranno a beneficio – in particolar modo – dei redditi più bassi.
Gli aumenti in busta paga
Il taglio dei contributi previdenziali può arrivare fino al 7%, traducendosi in aumenti dagli 80 ai 100 euro mensili in busta paga fino a dicembre.
Nella bozza si legge che per i periodi di paga dall’1 luglio 2023 al 30 novembre 2023 la misura dell’esonero stabilita dal primo periodo in due punti percentuali è elevata a sei punti percentuali, “fermi restando l’ulteriore incremento di un punto percentuale dell’esonero disciplinato dal medesimo primo periodo e quanto previsto dal secondo periodo“.
In sostanza dovrebbe essere elevata a 6 punti percentuali per i redditi fino a 35mila euro e a 7 punti per i redditi fino a 25mila euro.
“Si deve tenere in considerazione che nel giro pochi mesi si interviene con una misura a sostegno delle famiglie e il governo era già intervenuto in manovra. Intervenire vuol dire che è necessario dare sostegno alle famiglie, tutto ciò che si fa a vantaggio lavoratori“, ha dichiarato il ministro Calderone.
L’assegno di inclusione
Dal primo gennaio 2024 scatterà l’Assegno di inclusione, la misura nazionale che si pone l’obiettivo di contrastare la poverà e favorire percorsi di inserimento sociale e di politica attiva del lavoro.
Per il prossimo anno è prevista una spesa complessiva di 5.472,7 milioni di euro, che salirà a 5.695,0 milioni per il 2025 fino ad arrivare a 6.434,1 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2033.
In tal modo l’Assegno di inclusione andrà a sostituire il reddito di cittadinanza. È riconosciuto a garanzia delle necessità di inclusione dei componenti di nuclei familiari con disabilità, minorenni o con almeno 60 anni di età. I requisiti sono un Isee non superiore a 9.360 euro e un valore del reddito familiare inferiore a una soglia di 6mila euro annui.